La cronaca continua a raccontare di violenze e soprusi ai danni di donne commessi da loro compagni, mariti o ex coniugi, di femminicidi quali ultimo atto di relazioni guaste, spesso fondate sulla prevaricazione.
Nelle riflessioni attorno a questo fenomeno un aspetto di cui si parla forse troppo poco è il ruolo che può avere la diffusione della pornografia nella formazione emotiva e nella futura relazione uomo-donna, soprattutto tra i più giovani.
L’allarme ha un valore in prospettiva: a causa della ampia diffusione di tablet e smartphone connessi a internet è sempre più frequente che anche bambini di 8-10 anni abbiano accesso a contenuti pornografici e violenti. Quando capita di parlarne tra adulti spesso si tende a sminuire la portata del problema. In fondo, si obietta, la visione di immagini pornografiche non trasforma tutti in prevaricatori o assassini. Oppure, altro argomento, non sarà 'un po’ di nudo' a rendere più violenti i maschi, anche perché a fare la differenza è sempre l’educazione impartita dai genitori. La condizione della donna nella società, inoltre, non è peggiorata (solo) a causa della pornografia, né si può dire che le cose vadano meglio nelle società in cui è vietata del tutto. Tuttavia ci sono molte ragioni per parlare di un allarme sociale, che produrrà frutti guasti in futuro.
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