Ci sono e battono colpi sonori.
A dieci anni dalla pubblicazione del Direttorio sulle comunicazioni sociali che ne delineava la figura, gli animatori della cultura e della comunicazione non sono più solo amplificatori di quanto già esiste ma sempre più produttori di progetti e strumenti nuovi. Sebbene il loro ruolo non sia ancora pienamente riconosciuto all’interno di molte parrocchie, sono impegnati a trovare strade e mezzi per comunicare il Vangelo ed essere testimoni credibili. Lo dimostra la quantità – e la qualità – delle iniziative condivise durante l’incontro in presenza del corso Anicec, che si è svolto a Roma venerdì e sabato, sotto la guida della massmediologa Chiara Giaccardi e dell’esperto di comunicazione Bruno Mastroianni. Siti, eventi di formazione, ma anche app, programmi tv ed educazione in formato social. A volte, infatti, «bastano 140 caratteri per riflettere », ha osservato Massimo Tallarini di Milano che ha diffuso laTwLetteraturanelle scuole. «Scegliamo un libro, i ragazzi lo leggono e lo riscrivono attraverso tweet», ha spiegato il professore sottolineando che «in questo modo insegniamo le regole della scrittura sintetica, educhiamo alla lettura ma anche a un uso consapevole e creativo delle tecnologie e delle reti social». Se nella scorsa edizione, gli studenti si sono cimentati nel twittare riflessioni informa di riassunto, parodia, fumetto, a partire dai Promessi Sposi,quest’anno èPinocchiol’opera scelta per essere letta e trasformata in un 'tweet-book'. «Gli adolescenti sono abituati a modelli comunicativi diversi da quelli generalmente proposti dalla Chiesa. Mi sono reso conto che spesso in quello che facevamo mancava un certo appeal estetico e questo ci veniva rinfacciato dai ragazzi», ha aggiunto da parte sua Matteo Maria Giordano, della diocesi di Concordia-Pordenone, che ha dato vita aestremiconfini. org, un portale che raccoglie materiali utilizzabili da catechisti e operatori pastorali. «Oltre ad una nutrita sezione di video in italiano o con i sottotitoli, il sito – ha spiegato – ne mette a disposizione alcuni originali». «Davanti alla sfida del digitale, abbiamo voluto chiamare Mosè, che è colui che accompagna il popolo verso una nuova condizione di vita, il nostro progetto», ha confidato Emanuele Perlangeli che insieme a Raffaela Barbetta ed Emanuele Rizzo hanno creato una app per mettere in rete alcune parrocchie della diocesi di Lecce. «I media possono essere la nuova frontiera per l’educazione », ha evidenziato Lorenzo Lattanzi che, nella sezione locale dell’Aiart e in rete con altre associazioni, uffici e realtà nella diocesi di Macerata, ha promosso incontri di approfondimento, eventi e convegni, tra cui il recente
Si selfie chi può ad Ancona. «Ascolto, franchezza e umiltà» hanno caratterizzato anche l’incontro per la presentazione del catechismo nella parrocchia San Bartolomeo di Busseto (diocesi di Fidenza). L’iniziativa, ha evidenziato Stefania Manganelli, «ha avuto una fase di preparazione con l’invio dell’Evangelii gaudiuma oltre 200 indirizzi email, un cammino dilectio divina e di preghiera, un momento centrale con il confronto in gruppi e un 'dopo' per rielaborare l’esperienza e ripartire». È molto quello che bolle nella pentola degli animatori della comunicazione e della cultura, di quelli già operativi come quanti hanno appena iniziato il corso Anicec o stanno per concluderlo. È il caso di Maria Rosaria Petti, diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, che sogna di «dare un orizzonte più ampio» al giornale diocesano cartaceo, e Daniele Sozzi (Reggio Emilia-Guastalla) che vorrebbe «realizzare un progetto in cui i giovani si mettono in gioco in primapersona in un programma Web».