"Forme di comunicazione criminologica" è questo il titolo del libro appena pubblicato di Giacomo Buoncompagni, presidente Aiart Macerata. Ecco l'intervista di presentazione dell'opera.
Fano 18/12/2018 - Torna l'appuntamento con la rubrica "Books and the city", in collaborazione con Aras Edizioni. Ogni volta la presentazione di un nuovo libro. La formula scelta è quella dell'intervista all'autore. L'obiettivo: continuare a fare cultura e promuovere la lettura.
IL LIBRO Il comportamento criminale può essere inteso come una forma di comunicazione? Il saggio affronta vecchie e nuove frontiere della criminalità, come cyber-terrorismo, bullismo e cyber-bullismo, cyber-gangs o sette criminali. La comunicazione criminologica si conferma così come insieme di tutti quei comportamenti e situazioni in cui sono presenti due o più attori comunicanti che inviano un determinato messaggio e che agiscono all’interno di un contesto criminologico investigativo; le forme analizzate nel testo sono da intendersi come strumenti d’investigazione e analisi, di prevenzione e risoluzione di un crimine, ma anche tecniche criminali per manipolare, ingannare o anche come mezzo per informare, apprendere e comprendere la realtà.
L’AUTORE Giacomo Buoncompagni è dottore in comunicazione presso l’Università di Macerata. Ha conseguito due diplomi master di secondo livello in scienze criminologiche e forensi presso l’Università Marconi di Roma. Cultore della materia in Comunicazione di massa e nuovi media e Sociologia generale e della devianza; da novembre 2017 è dottorando di ricerca in Sociologia, curriculum Human Sciences, presso l’Università di Macerata.
Ciao Giacomo, grazie per averci ritagliato qualche minuto tra i vari convegni che ti vedono protagonista in questi giorni in tutta Italia. Veniamo al tuo ultimo saggio, il titolo - “Forme di comunicazione criminologica. Il crimine come processo comunicativo” - anticipa già la moltitudine di argomenti che un tema del genere ingloba: dal bullismo al più contemporaneo cyber-bullismo, dalle sette fino alle cyber-gangs. Ti chiederei uno sforzo di semplificazione per i nostri lettori rendendo la presentazione del libro il più concreta possibile… Grazie a voi, tengo davvero molto a questo lavoro. Il tema affrontato è molto ampio lo ammetto, ma dal momento in cui ho deciso di scrivere questo volume, da studioso prima di tutto di comunicazione, mi sono posto alcune domande molto semplici e allo stesso tempo piuttosto complesse dal punto di vista scientifico. Che cosa accomuna le varie di forme di criminalità oggi? Qual è il ruolo della comunicazione nello studio del crimine? Può la scienza della comunicazione aiutarci a comprendere meglio le nuove forme di devianza in un periodo storico dove sembra prevalere una cultura della violenza? Credo di essere riuscito a rispondere a questi quesiti, o almeno a tracciare delle linee guida per comprendere meglio questi fenomeni sociali. Con certezza posso confermare che esiste uno stretto legame tra comunicazione e crimine, o meglio, il comportamento criminale può essere inteso come una forma di comunicazione.
Il primo degli assiomi della comunicazione sostiene che è impossibile non comunicare. Vedo che lo hai preso molto sul serio e il tuo percorso, sia accademico che professionale, è estremamente coerente e sempre più specifico in questo senso. Dunque cosa ti porta ad occuparti così intensamente di Comunicazione e cosa ti ha fatto propendere poi per quella criminologica? Mi ha sempre affascinato l’idea di poter comprendere il comportamento umano. E questo è possibile valutando linguaggio e gesti di chi abbiamo di fronte, ma soprattutto oggi, nell’era digitale, diventa necessario comprendere i media, le strategie di informazione e il loro potere. Perché la comunicazione umana è sempre più mediata e mediatizzata, cioè è sempre più legata alle nuove tecnologie, e cambiano così anche alcuni comportamenti e modi di vedere la realtà. La passione per la criminologia nasce, come capita spesso oggi, dalla passione per alcune serie tv crime. Ma a un certo punto senti il bisogno di comprendere meglio come i meccanismi della violenza ed alcuni comportamenti si verificano nella realtà e come questi possono essere compresi. Così ho iniziato a studiare alcuni testi scientifici e, prima dell’esperienza di dottorato, mi sono iscritto a due master universitari di scienze criminali e forensi, riuscendo in maniera critica a studiare il reale funzionamento delle fasi investigative e della psicologia criminale separandole dalla fiction, che ha comunque un ruolo interessante, da non sottovalutare, nella percezione e rappresentazione del crimine e della sicurezza. Unendo questi due campi, comunicazione e criminalità, nasce quella che ho definito “comunicazione criminologica”.
Continuando a curiosare vedo che i tuoi studi non rimangono affatto teorici ma si concretizzano nelle tue collaborazioni. Sei infatti presidente, per la provincia di Macerata, dell’Associazione AIART (associazione cittadini mediali onlus) e socio di RED (Rete educazione digitale), ed esperto-formatore in analisi dei media e dei fenomeni devianti con la Polizia Postale di Macerata-Ancona. Quali sono dunque i campi concreti di competenza di queste realtà e con cui ti trovi giornalmente a misurarti? Nel campo della ricerca ci sono moltissime occasioni a livello nazionale ed internazionale per approfondire questo tipo di studi tra master, summer school, convegni, progetti europei. Quindi chiunque sia appassionato di devianza e studio dei media ha veramente l’imbarazzo della scelta per formarsi in maniera adeguata in questi campi. Come membro di associazioni territoriali, mi capita quasi quotidianamente di affrontare tematiche come bullismo, comunicazione digitale, educazione ai media, terrorismo, soprattutto con ragazzi delle scuole medie-superiori, genitori e insegnanti. La cosa più interessante che ho riscontrato è che tutti, adulti e ragazzi, sentono il bisogno di comprendere profondamente il vero ruolo delle tecnologie oggi e come a volte il loro utilizzo sbagliato possa determinare episodi violenti che hanno un forte impatto non solo nello spazio virtuale, ma anche nella vita di tutti i giorni. Il virtuale è reale, questo è il principale elemento da comprendere, non così chiaro a molti ragazzi e genitori oggi. Molto spesso questi eventi formativi si trasformano in bellissimi progetti musicali, teatrali e non solo e vedono sempre più spesso la preziosa presenza della Polizia postale di Ancona e Macerata, Istituzioni locali e Università. Il “segreto” per comunicare meglio e prevenire comportamenti devianti e criminali, credo sia racchiuso proprio in queste forme di ascolto, di formazione e di cooperazione.
Fonte viverefano.it
da Aras Edizioni
www.arasedizioni.com
per acquistare clicca quì