"Laboratorio per conoscere, capire e pensare". Il cartello colorato, appeso alla porta della classe 5°A della scuola primaria Embriaco, tenta di rassicurare anche i più scettici.
Non solo tablet, lim e nuove tecnologie per i 23 studenti della classe 3.0. "Quello che cambia è l'approccio, si modifica la metodologia di apprendimento partendo dall'ambiente", spiega Norma Pozzi, vicepreside della scuola che fa parte dell'istituto comprensivo Centro Storico. "Non c'è una cattedra, i banchi colorati sono mobili posizionati a cerchio per aiutare i bambini a lavorare in gruppo e collaborare fin da subito".
Un progetto portato avanti grazie al finanziamento ministeriale Cl@ssi 2.0: 10.500 mila euro per rinnovare i supporti tecnologici e gli arredi, anche con l'aiuto di sponsor che hanno appoggiato l'iniziativa.
Un tablet per ogni bambino, verifiche che si scaricano via mail e progetti da realizzare in rete con i compagni di banco, da presentare con PowerPoint al resto della classe . C'è una zona dedicata alla musica, uno spazio per i libri e quello della tecnologia. Quando c'è un argomento nuovo non ci fermiamo su una sola materia ma cerchiamo dei collegamenti per completare il tema".
Sviluppare, interagire, progettare, ricercare e ampliare sono le parole che compaiono a chiare lettere sulle pareti dell'aula ma tra un'applicazione per allenarsi a risolvere le espressioni e una mappa concettuale online c'è ancora spazio per il vecchio libro cartaceo.
Tutte le mattine le lezioni iniziano con la lettura ad alta voce. Si sceglie un volume dalla biblioteca e sono i bambini che, a turno, si alternano come narratori. "Non sono le tecnologie e l'ambiente ma il docente insieme ai ragazzi a modificare il sistema - conclude Norma Pozzi - L'insegnante non è colui che trasmette ma deve stimolare la crescita e la curiosità degli alunni. In questi ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione, i nativi digitali hanno una marcia in più e noi abbiamo il dovere di adeguarci, continuiamo a seguire corsi per restare al passo. Eppure classi come questa, nelle scuole primarie, sono ancora un'eccezione".
fonte repubblica.it