«Mi vengono i brividi quando sento parlare di 'teologia al femminile'. Per far avanzare sia la Chiesa sia l'Italia, è urgente una democrazia paritaria».
Era il 4 ottobre 2012, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, quando la teologa Marinella Perroni pronunciava queste parole.
Le teologhe italiane del CTI erano riunite a Roma, presso il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, per il convegno intitolato "Teologhe rileggono il Concilio Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro". Tra i protagonisti circa 200 storici e teologi provenienti da tutto il mondo.
A chi le chiedesse se intravedeva una sorta di parallelismo tra la situazione della donna nella Chiesa e nella società italiana la Perroni rispondeva:
“Assolutamente sì. La Chiesa deve certamente fare i conti con le donne, ma non si tratta solo di una questione cattolica. Il problema è realmente culturale: il nostro Paese è strutturalmente ostile alle donne e, in questo ambito, mi sento di affermare che noi siamo culturalmente indietro rispetto a molte altre democrazie. Mi vengono i brividi quando sento parlare di 'teologia al femminile' o di 'approccio al femminile', perché nell'immaginario collettivo questo significa femminilizzare i problemi, ossia addolcire le asperità maschili. Sono invece fermamente convinta che, per far avanzare sia la Chiesa sia l'Italia, ci sia urgente bisogno di una democrazia paritaria, la quale va ben al di là di una semplice parità o uguaglianza di diritti. E rifondare la politica italiana con il criterio del '50 e 50' è una condizione sì necessaria, ma assolutamente non sufficiente.
Se oggi anche le donne cattoliche, come le protestanti, studiano e insegnano teologia in tutto il mondo, con tutto quello che questo comporta, lo dobbiamo al profondo rinnovamento ecclesiale di cui il Concilio ha saputo farsi interprete e, al contempo, promotore. Non era certo un caso se, per la prima volta nella storia, facevano parte dell'assise dei vescovi solennemente riuniti nella Basilica vaticana anche 23 donne. Un fatto purtroppo ignorato da tanti e che molti non vorrebbero ricordare, ma che per noi ha un grande valore storico e una grande carica simbolica. Sappiamo tutti molto bene, infatti, che la nuova stagione conciliare ha significato la possibilità di coniugare finalmente insieme fede ecclesiale e consapevolezza femminile. E in un contesto attuale, in cui per esempio le stesse congregazioni femminili non hanno più la stessa forza di allora, ma sembrano sempre più ripiegate su se stesse, questa consapevolezza diventa fondamentale”. L'incontro al Buon Pastore offrirà certamente interessanti spunti di riflessione per valorizzare il "femminile singolare" possibile e necessario nella chiesa, coniugando azione pastorale, missione educativa e servizio illuminato dalla Parola di Dio.
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