Cosa succede da un punto di vista cognitivo a un bambino quando è esposto al display tattile di un tablet? Quali le regole irrinunciabili per le generazioni touch? Risponde Anna Oliverio Ferraris, docente universitaria, psicologa, psicoterapeuta, esperta dei problemi dell’età evolutiva.
(di Anna Oliviero Ferraris Il Telespettatore, Anno 54° – n. 5/6/7 – Maggio/Giugno/Luglio 2017, p. 12)
Tempo fa fui chiamata in un nido montessoriano per valutare l’opportunità di inserire il tablet tra altri materiali. «Maria Montessori, ideatrice di un ricco strumentario per lo sviluppo intellettivo, sarebbe favorevole al suo utilizzo» affermava chi era favorevole all’inserimento. «D’altro canto» aggiungeva «i bambini mostrano un immediato interesse per questa tecnologia». Che i bambini mostrassero interesse per il tablet fu subito evidente. Imparavano immediatamente a far scivolare la mano sullo schermo per vedere le figure. Il problema fu che, stregati dalle immagini, non si riusciva più a staccarli. Litigavano fino a mordersi per avere accesso al tablet. Di fronte a questi comportamenti decidemmo che il tablet poteva essere rimandato ad altra età. Recentemente una ricerca canadese, presentata a un meeting internazionale di pediatria, ha dimostrato che i piccoli del nido rischiano di subire un ritardo nello sviluppo del linguaggio se esposti al tablet e allo smartphone: un risultato che conferma i risultati di uno studio condotto negli anni ’90 nell’università di Cambridge in Inghilterra. Allora sotto i riflettori c’era lo schermo televisivo a cui molti bambini venivano esposti già nei primi tre anni di vita.
Che venga colpito il linguaggio è comprensibile se si considera che è proprio tra 0 e 3 anni che vengono poste le basi di questa importante funzione che serve sia per comunicare che per pensare. Il bambino impara a parlare, a comunicare e anche a pensare non solo ascoltando qualcuno che parla, ma facendo esercizi attivi di espressione, imitazione, ricerca di significati, producendo suoni e sequenze comunicative, il tutto in uno scambio significativo con persone reali. Di fronte a uno schermo tutto ciò non avviene: non c’è reciprocità, non ci sono feed-back congrui e il bambino invece di essere incoraggiato a parlare viene zittito. È confortante constatare che c’è un accordo tra i pediatri in diversi paesi. Per esempio, l’associazione francese di pediatria raccomanda (1) niente tv e altri schermi prima dei 3 anni: i piccoli hanno soprattutto bisogno di interagire e di utilizzare i 5 sensi; (2) niente consolle o tablet personale prima dei 6 anni perché assorbono l’attenzione a detrimento di altre attività e apprendimenti. Il tablet può essere utilizzato per giochi adatti all’età, interattivi, ma limitando il tempo. (3) No internet prima dei 9 anni e accompagnato fino a 14 anni.