AIART MARCHE: IL PRESIDENTE LORENZO LATTANZI INCONTRA STUDENTI ED EDUCATORI ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO “BENIAMINO GIGLI”
Il Consiglio dell’Istituto Comprensivo “B. Gigli”, in collaborazione con la Dirigente Scolastica Maria Luisa Cascetti e gli Assessori dei Comuni di Castelbellino, Monte Roberto e San Paolo di Jesi, ha invitato il dottor Lorenzo Lattanzi, presidente Ai@rt Marche (associazione spettatori), per due intere giornate di ottobre, a parlare a studenti, docenti, educatori e genitori circa la necessità di “Ripensare l’educazione nell’era digitale”.Il dottor Lattanzi si è rivolto, durante le due mattinate, a tutti gli alunni della Scuola secondaria di primo grado, riuscendo a toccare il loro cuore, tanto da essere salutato e ringraziato con uno spontaneo e caloroso applauso.
Nel tardo pomeriggio della seconda giornata invece, nella Sala polivalente di Pianello Vallesina, il presidente Ai@rt Marche, ha incontrato genitori, insegnanti ed educatori. Il dottor Lattanzi ha messo in campo la sua professionalità in maniera completamente gratuita, donandoci tanti spunti per poter riflettere, anche insieme con i nostri figli.
La tecnologia ha invaso le nostre vite e le nostre famiglie senza la necessaria formazione. È necessario essere genitori ed educatori consapevoli. Dobbiamo abitare la nostra era digitale, ovvero il nostro tempo, amandolo e crescendo insieme con i nostri figli e alunni.
L’esperto di comunicazione ha sottolineato come uno dei problemi del nostro tempo sia proprio la mancanza di empatia. L’educazione familiare, scolastica o in qualsiasi altro ambito di formazione essaavvenga, può favorire e stimolare l’empatia, attraverso l’esposizione a modelli di comportamento e la messa in atto di pratiche educative positive. Un ruolo importante è svolto dai canali di comunicazione a cui vengono esposti i minori. La soluzione non risiede nel vietare o evitare l’uso di strumenti tecnologici, ma nella selezione, soprattutto quando si tratta di minori, di quei contenuti mediatici e tecnologici che possono aggiungere una ricchezza in più nella loro crescita e formazione, anche in termini di sviluppodell’empatia.L’educatore ha e deve avere un ruolo di bussola: deve orientare, guidare, mettere in guardia, richiamare, accompagnare alla fruizione libera e responsabile della rete e dei social da parte dei ragazzi, puntando a formare un forte senso critico. Internet è uno strumento utile e potente per approfondire le conoscenze, ma va usato con consapevolezza e conoscenza, sapendo che non tutto è vero o reale, cercando di andare oltre alle prime proposte fornite dai motori di ricerca, aiutando i ragazzi a porsi la domanda giusta.
I nuovi media non vanno demonizzati, ma usati con senso critico e responsabilità. “Occorre una corretta dieta mediale: se guardo cose stupide, la rete è stupida, se guardo cose interessanti e arricchenti, divento più intelligente”. Anche i tempi di esposizione sono importanti: le attività sul web devono essere limitate nel tempo, devono essere varie, accompagnate dagli adulti e devono cessare quando si devono portare avanti degli impegni (fare i compiti, mangiare…) Attraverso gli smartphone la rete è sempre con noi: ci informa, ci accompagna ma ci distrae anche. Occorre riuscire a essere connessi, ma anche restare fedeli ai nostri impegni e doveri. Occorre capire quando è il momento di spegnere.
Occorre educare i ragazzi a comunicare. All’aumento esponenziale delle opportunità comunicative si associa una progressiva diminuzione delle capacità dialettiche e di concentrazione. Stiamo diventando una società che reagisce per i troppi stimoli.
L’esperto ci fa poi riflettere sullaspirale del silenzio: succede spesso che, quando la maggioranza dice una cosa sul web, io mi tengo il mio pensiero, non lo comunico e questo perché sui social si tende a evitare lo “stress da disaccordo” e, quindi, dietro a un’apparente libertà si nascondono conformismo e appiattimento di idee. Oggi, purtroppo, vale il “pensiero uguale”. Ecco, allora, l’importanza di educare trasmettendo il valore dell’originalità. Altrimenti c’è il rischio che rimaniamo limitati ai nostri interessi e di farci trattare dalla rete solo come consumatori o come oggetti da esporre in vetrina. Non lasciamoci rubare la libertà di scegliere!
Educhiamo figli e alunni a distaccarsi dalla tecnologia, ad ascoltare e ad ascoltarsi. La sovrapposizione dell’universo multimediale è diventata una delle principali cause delle difficoltà di attenzione, ascolto e concentrazione.
Occorre stimolare tutti i sensi: la nostra mente è plastica, ci arricchiamo solo se sperimentiamo. Altrimenti si rischia di essere sempre più “connessi ma soli”. In un tempo in cui le relazioni sono sempre più mediate dallo schermo, abbiamoperso l’abitudine di guardarci negli occhi. Anche in famiglia è necessario insegnare ai bambini a guardarsi negli occhi, a guardarsi tra genitori e figli e questo è fondamentale per insegnare loro il rispetto per se stessi e gli altri.
Dobbiamo abituare i giovani alla curiosità, ad andare oltre la propria sfera di interessi. Noi dobbiamo dare l’esempio. Dobbiamo educare a vedere le criticità, le diversità e stimolare una sana curiosità. Educare è andare oltre i nostri interessi, occorre educare a interessarsi.
Un altro problema educativo attuale è che bisogna far capire ai ragazzi che quanto più una cosa è faticosa, tanto più vale. Oggi i genitori purtroppo tendono a spianare la strada ai propri figli e evitare loro qualunque ostacolo (curling generation).
Occorre che i ragazzi pensino al cuore e non solo a quello che “mi piace”. La tecnologia non rimpiazzerà mai l’amore. Educare dunque è accompagnare figli e alunni indicando e proponendo il bene; dare l’esempio, non vietare, ma limitare, fare domande per stimolare il cervello. Bisogna educare giovani e adulti a combattere la superficialità e riscoprire il senso del limite. Non possiamo però dare la colpa al web e non possiamo esimerci dalle nostre responsabilità.
È necessario educarci medialmente, prendere coscienza, cioè, dei rischi e delle derive che la rete può determinare. Serve, insomma, una vera alleanza educativa tra famiglia, scuola e media.