e testimoniare nel bene e nel male la verità, ed è inaccettabile che la televisione pubblica si riduca talvolta a essere scatola vuota da riempire con personaggi discutibili e contenuti raccatta-audience. È il duro commento di Massimiliano Padula, presidente dell’Aiart, l’Associazione spettatori di ispirazione cattolica, a proposito dell’intervista che Bruno Vespa ha fatto a Salvo Riina durante la trasmissione di RaiUno “Porta a Porta”.
Presidente Padula, in particolare cosa contestate dell'intervista al figlio di Totò Riina?
“Il disappunto dell’Aiart – dice in esclusiva a La Discussione - fa riferimento anzitutto alla scelta di intervistare un condannato per associazione mafiosa. Crediamo che la libertà d’informazione non sia una porta spalancata dalla quale far entrare ogni contenuto; restiamo convinti che un giornalismo degno del suo nome debba autocontrollarsi, porsi delle regole, innescare dei filtri deontologici. Altrimenti si cede alla logica del ‘tutto è possibile’, si cade nella spirale dell’irresponsabilità. A questo si aggiungono altre tre motivazioni: l’assenza di un contradditorio, la debolezza delle domande dell’intervistatore e la scelta commerciale di promuovere un libro. Se pensiamo che tutto questo è successo in un canale del servizio pubblico, il mosaico del disappunto si completa”.
L’Aiart ha promosso qualche iniziativa ufficiale nei confronti della Rai?
“Stiamo valutando il tipo di iniziativa da intraprendere. Nostra finalità è che qualunque azione non rimanga fine a se stessa ma riesca davvero ad incidere e a far sentire la nostra voce. Nello stesso tempo intendiamo sviluppare dibattiti, svegliare le coscienze, agire culturalmente e formare gli utenti dei media. Queste linee di azione - crediamo – rappresentano le migliori forme di tutela del telespettatore. Ci aspettiamo che i vertici Rai chiedano scusa a tutte le vittime di mafia e a tutti gli italiani che, loro malgrado, si vedranno recapitare a breve il canone in bolletta”.