di Lorenzo Lattanzi
“Rete” nell’era digitale è una parola inflazionata e a questo termine oggi si ricorre soprattutto per indicare Internet. Tra gli artefici del World Wide Web, Tim Berners Lee ha giustamente sottolineato «il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica. L’ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo». Perciò, sebbene sia evidente l’incremento quantitativo delle opportunità di confronto e di conoscenza, la Rete da semplice strumento o ambiente di esperienza dovrebbe diventare occasione per un nuovo stile di vita.
Nel Vangelo all’invito di Gesù «Calate le reti per la pesca!» (Lc 5,4) segue una pesca miracolosa che si conclude con la promessa rivolta a Simon Pietro «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Luca 5,10). L’invito a pescare, quindi, non si esaurisce in un’azione produttiva ma diventa una vocazione, una chiamata alla conversione, spostando l’attenzione dall’attività lavorativa alla persona: Gesù chiama i discepoli non semplicemente a fare i pescatori, ma ad esserlo.
La Rete allora rappresenta una sfida, poiché noi stessi possiamo esserne la trama e l’ordito. Infatti, nonostante sia forte la tentazione a vivere relazioni “wireless” ovvero semplici contatti senza legami, per ogni uomo l’incontro con l’altro è una risorsa preziosa che non va mai dispersa o data per scontata. E la chiamata ad essere pescatori di uomini si realizza soprattutto mediante la costruzione di relazioni capaci di diventare “collegamenti”, legami (dal latino cum-ligare). Come la trama e l’ordito, partendo da posizioni differenti riescono a fondersi in un nodo, così ogni legame dà consistenza ed estensione alla Rete, che nella differenza si rafforza. In questa ottica però sono indispensabili volontà e capacità di stringersi l’uno all’altro, valorizzando ricchezze e specificità, senza sopraffazioni. Nella vita, dunque, l’alterità può diventare occasione inedita di crescita attraverso l’abbraccio dell’accoglienza.
Essere Rete è anche un invito a convergere nell’umiltà: ogni nodo è nella sua specificità necessario e al tempo stesso non sufficiente, parte di una realtà più grande, configurabile nella tessitura di un nuovo umanesimo.